Una “rilassante” giornata a mare

in riva al mare

Ferragosto è passato da qualche giorno e per molti questo significa fine delle ferie. Per altri, al contrario, le vacanze iniziano ora.

Io rientro nella seconda categoria perché, pur essendo in ferie da un po’, per una serie di coincidenze sfavorevoli sono stata costretta  a casa. Quello che mi ha fatto sopportare questa clausura forzata è stato il pensiero che ben presto avrei trascorso giorni rilassanti in riva al mare.

Perché, non so cosa ne pensate voi, ma a mio avviso non c’è niente di più rilassante di una giornata trascorsa stando sdraiata al sole ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia.

Questo è quello che potevo fare prima di diventare mamma, quando per andare in spiaggia mi bastava avere bikini, pareo, infradito e borsa abbinati,  un telo, della buona musica e un libro. Lontani ricordi..

Ora vi racconto la mia prima “rilassante” giornata a mare.

Sveglia all’alba, perché  i bambini non possono esporsi al sole nelle ore più calde, preparazione della borsa da spiaggia dalla capacità illimitata per contenere solo i giochini indispensabili di Sara: secchiello, palette, formine, palle di tutte le dimensioni e materiali, salvagente, piscina gonfiabile e, perché no, la sua bambola preferita.

Preparazione di una seconda borsa con il necessario per gli innumerevoli  cambi previsti: pannolini, salviette umidificate, detergente, quattro, no meglio 5, costumi, cappellino, crema solare, doposole. Mi rendo conto di avere troppa roba quindi per me e  mio marito prendo solo un telo, pazienza vorrà dire che lo condivideremo. Non importa, la cosa essenziale è che mia figlia giocherà tranquilla e beata e io mi godrò il tanto desiderato relax.

Ah, quasi dimenticavo, non posso non portare una borsa frigo. In spiaggia c’è il bar ma temendo che Sara potrebbe aver voglia dell’unica cosa di cui è sprovvisto e per evitare una crisi di pianto accompagnata da sguardi di rimprovero degli altri genitori per non essere in grado di sedare i capricci della mia piccola, metto dentro il possibile e anche l’impossibile, neanche dovessimo superare una prova di sopravvivenza.

Finalmente sveglio mio marito e mia figlia e, dopo averle fatto fare colazione, lavata, vestita, spalmata di crema protettiva, pettinata, siamo pronti ad andare. Sto per aprire la porta quando un odore sgradevole e a me  ben noto pervade le mie narici. Non c’è possibilità di errore. Ha fatto la pupù. Dietrofront e ricomincia la sua preparazione come sopra.

Dopo tutto questo da fare finalmente arriviamo in spiaggia ed io sono già stanca perciò spero proprio di potermi sdraiare un po’. Ma niente da fare. Mia figlia mi costringe a fare la spola tra il bar ( dove lo stesso identico succo di frutta che ho portato da casa evidentemente ha un sapore migliore ), l’altalena, il cavalluccio, il distributore di palline.

Passano così un paio d’ore senza che io sia riuscita a sedermi un attimo.

Ma tutti si stancano prima o poi, anche la mia piccina; si addormenta placidamente sulla mia spalla e con la stessa lentezza con cui un artificiere disinnesca una bomba, la adagio sul lettino. E ora che faccio? Un tuffo a mare o mi siedo?

Consiglio: tenete presente che noi mamme per ricaricarci le pile abbiamo bisogno di due giorni consecutivi di sonno, ai bambini sono sufficienti quindici minuti.

Infatti non faccio in tempo a fare due chiacchiere con la vicina di ombrellone e bagnarmi fino alle ginocchia che mio marito mi chiama perché Sara si è svegliata e vuole la sua mamma. E poi il sole è troppo forte, meglio tornare a casa. Come è finita la mia giornata? Sono salita dalla spiaggia con mia figlia modalità koala avvinghiata a me, il telo di Peppa Pig in vita e un solo pensiero in testa:

speriamo che domani piova, così restiamo a casa. Magari mi riposo.

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